Figlia cattiva, ragazzaccia
ah!, quando sarò obbedito:
fa’ sparire quel caffè!

Signor padre, non siate così severo!
Se non posso bere tre volte al giorno
la mia tazzina di caffè
divento per mia sventura
come un arrostino di capra rinsecchito.

[Trad. da conferenza Bruno Bianco, Trieste 2005].

 

Quando il caffè fa la sua comparsa in Europa verso la fine del XVII secolo divide due generazioni e molte donne, le prime ad apprezzare la bevanda dagli uomini. I padri con il culto della birra, le figlie che perdono la testa per la nuova bevanda esotica.

Nelle città dell’Impero Austro-Ungarico nel giro di pochi anni aprono i battenti i primi Cafè d’Europa. Tra questi, a Lipsia, la Zimmermannsche Kaffeehaus, dove alle donne era concesso bere il caffè, ma non assistere ai concerti di musica profana. Insomma, quando si attaccava a suonare, le ragazze dovevano alzare i tacchi. Il Café Zimmermann era anche la sede privilegiata del Collegium Musicum fondato da studenti universitari nel 1703. Le donne escluse dai concerti, tuttavia, si consolano consumando la nuova bevanda in un ambiente allegro e promiscuo. Una piccola trasgressione benedetta da Afrodite. E una trentina di anni dopo nientemeno che da Johann Sebastian Bach, che con le sue Cantate profane animava i pomeriggi e le serate del locale. La più audace e divertente tra tutte riguarda proprio la tenzone tra il vecchio e scorbutico Schlendrian (traducibile con routine, abitudinario) e la figlia Lisetta, che darebbe la vita per una tazza di caffè.

Non abbiamo idea di quale fossero la qualità e il gusto del caffè servito allora, ma la Cantata del Caffè di Bach a suo modo oggi potremmo considerarla, pur rischiando di sminuire il genio del compositore, uno spot efficacissimo per promuovere la nuova “bibita”.

E nel finale Bach la dà vinta proprio alla ragazza, che porrà come condizione ai suoi pretendenti:

Nessuno spasimante mi venga in casa
se non mi promette egli stesso
e inserisce nel contratto nuziale,
che mi sia concesso
di cuocermi il caffè, quando ne ho voglia.

Jean-Baptiste van Mour – Donne che bevono il caffè

Ecco il testo intero della cantata:

1 [2] Recitativo [tenore]:

Tacete, non chiacchierate,

e udite quel che ora avviene:

ecco venire il Signor Schlendrian

con sua figlia Liesgen;

brontola proprio come un orso mangiamiele:

udite voi stessi ciò che lei gli ha fatto!

2 [3] [basso]:

Con i propri figli non si hanno

che centomila noie!

Quel che ogni giorno sempre

ripeto a mia figlia Liesgen

se ne va via senza alcun frutto.

 

3 [4]. Recitativo [basso, soprano]:

Figlia cattiva, ragazzaccia,

ah!, quando sarò obbedito:

fa’ sparire quel caffè!

Signor padre, non siate così severo!

Se non posso bere tre volte al giorno

la mia tazzina di caffè

divento per mia sventura

come un arrostino di capra rinsecchito.

[5]. Aria [soprano]:

Oh, che dolce gusto ha il caffè,

più amabile di mille baci,

più soave del moscato!

Caffè, caffè io devo avere;

e se qualcuno vuol ristorarmi,

ah, mi versi del caffè!

5 [6]. Recitativo [basso, soprano]:

Se non la smetti col caffè

non andrai più a nessuna festa di nozze

e nemmeno a passeggiare.

Ah sì!

Purché mi lasciate il caffè!

Ora tengo in pugno la scimmietta!

Non ti procurerò nessuna gonna a stecche di balena larga secondo la moda.

Posso farne a meno facilmente.

Non dovrai avvicinarti alla finestra

né vedrai passeggiare (più) nessuno!

E sia pure; vi prego soltanto

di non toccarmi il caffè!

E neppure riceverai da me

un nastro d’argento o d’oro

per la tua cuffia!

Va bene, va bene! Purché mi lasciate il mio piacere!

Ragazzaccia d’una Liesgen,

mi concederai dunque tutto questo!

6 [7]. Aria [basso]:

Le ragazze dalla testa dura

non è facile domarle.

Ma se si trova il punto giusto

Oh, allora se ne viene a capo!

7 [8]. Recitativo [basso, soprano]:

Ubbidisci dunque a quel che dice tuo padre!

In tutto, solo non per il caffè.

Ebbene! Ti dovrai rassegnare allora

anche a non prendere mai marito!

Oh, sì! Signor padre, un marito!

Ti giuro che non avverrà.

Finché non avrò lasciato il caffè?

Bene! Caffè, rimani dove sei!

Signor padre, ascoltate, non ne berrò più.

Allora alla fine ne avrai uno (di marito)!

8 [9]. Aria [soprano]:

Oggi stesso,

caro padre, fatelo!

Ah, un marito!

Davvero fa per me!

Oh, accadesse presto

che finalmente, invece del caffè,

prima ancora di andare a letto

io trovassi un baldo innamorato!

  1. [10]. Recitativo [tenore]:

Ora il vecchio Schlendrian va a cercare

come procurare presto a sua figlia Liesgen

un marito;

ma Liesgen fa diffondere di nascosto la voce:

nessuno spasimante mi venga in casa

se non mi promette egli stesso

e inserisce nel contratto nuziale,

che mi sia concesso

di cuocermi il caffè, quando ne ho voglia.

10 [11]. Coro [terzetto]:

Il gatto non lascia il topo,

le ragazze rimangono attaccate al caffè.

La madre ama far uso di caffè,

anche la nonna lo beveva.

Chi dunque imprecherà contro le figlie?

Alberto del Giudice