La ricerca, molto allarmistica, sostiene che non esiste il rischio zero per il feto. E solleva le critiche della comunità scientifica internazionale

Che alle donne incinte il caffè non vada vietato, a patto che ne bevano una quantità limitata, è da qualche decennio un dogma della comunità scientifica internazionale. Le signore in stato interessante (che meravigliosa assurda locuzione, troppo perché possiamo resistergli) devono limitarsi a mandar giù preferibilmente 200 e al massimo 300 milligrammi della sostanza eccitante contenuta nel caffè. Ma contenuta anche negli energy drink (le bevande energetiche tanto amate dai ragazzini) e dalle bevande alla cola, al punto che la multinazionale che produce la più celebre tra esse ha da qualche tempo messo in commercio anche la versione caffeine free. Inoltre c’è anche l’apparentemente innocuo tè, che contiene la teina che è eccitante anch’essa. Quindi bisogna fare bene i propri conti. Non è un caso che l’associazione Tommy’s, che si propone di minimizzare la perdita dei feti, ha messo a disposizione delle donne incinte un calcolatore di facile uso che si trova sul sito: digiti quali e quante bevande hai assunto nella giornata e ricevi il calcolo di quanti milligrammi di caffeina hai ingerito.

Tutto questo sembrava pacifico fino a qualche giorno fa. Poi è intervenuto un nuovo studio pubblicato su BMJ Evidence Based Medicine, che ha messo in discussione tutte le certezze degli scienziati. Secondo la ricerca non esisterebbe un limite certo di caffeina al di sotto del quale avere garanzie di non mettere a repentaglio la vita e la crescita del progetto di essere umano contenuto dentro la donna che non sa rinunciare alla sua tazzina. 

Va detto che il paper non adduce nuove evidenze. Si limita, come fa notare il professore Jack James, psicologo dell’università di Reykjavik in islanda, a mettere a confronto 48 studi internazionali sull’argomento, presumibilmente i più recenti e autorevoli. Una faccenda “osservazionale”, che per l’appunto non evidenzia con sicurezza di poter escludere danni al feto indotti dalla caffeina. L’unica conclusione che si può trarre, secondo il professor James, è che il rischio zero nella tazzina non esiste. E che se vogliono stare tranquille le aspiranti mamme farebbero meglio a tenersi lontano dalle moka, dai sistemi domestici per l’espresso e naturalmente anche dai bar.

Apriti cielo. La comunità scientifica è subito insorta, difendendo con le unghie e con i denti la possibilità per le future mamme di farsi un paio di espressi al giorno. Del resto a dirlo sono istituzioni autorevoli come l’NHS, il sistema sanitario britannico, l’European Food Safety Authorty e l’American&UK Colleges of Obstetricians and Gynaecologists. Insomma, non gli ultimi arrivati. “Ci sono molti si fa e non si fa legati alla gravidanza – spiega alla Bbc Luke Grzeskowiak, farmacista dell’università australiana di Adelaide – e non si sente certo il bisogno di creare nuovi motivi di ansia“.

Cagatay Gulabioglu

Insomma, nella guerra tra allarmisti e tranquillisti la scienza sta dalla parte di questi ultimi. Sempre alla Bbc Andrew Shennan, professore di Ostetricia al Kings College di Londra, smonta pezzo per pezzo la ricerca della discordia, facendo notare che alcuni degli studi presi in considerazione dal paper della discordia sono falsati per il fatto di basarsi sulla memoria da parte delle donne circa l’assunzione di caffeina nel corso del giorno, un criterio ben poco scientifico. Inoltre sembra ignorare altri fattori di rischio correlati all’assunzione di caffeina come il fumo delle sigarette. Ma soprattutto Shennan fa notare come la caffeina faccia parte della dieta umana da molto tempo, e che, come per molte altre sostanze, sia dannosa in gravidanza solo in alti dosaggi. “Tuttavia la natura osservativa di questi dati, con il loro pregiudizio intrinseco, non indica con certezza che basse dosi di caffeina siano dannose, ed è improbabile che l’attuale consiglio di evitare dosi elevate di caffeina cambi”. Future mamme, nessuno vi strapperà la tazzina di mano.

Andrea Cuomo

Giornalista

Inviato del Giornale e collaboratore di diversi periodici nel settore wine&food