Da 30 anni nel giardino della torrefazione Morettino si coltiva la Coffea Arabica, e con il raccolto di quest’anno nascerà il primo caffè
100% made in Sicily.
Il mondo si riscalda e l’Italia entra nella coffee belt

Un raccolto di caffè, le drupe rosse e quindi mature, turgide, raccolte una a una sotto un cielo blu tersissimo. Potremmo essere in Centro America o in Africa e invece siamo a Palermo città, quartiere San Lorenzo ai Colli, zona di ville patrizie del Settecento, a 150 metri slm. Qui c’è la torrefazione Morettino. Giunta alla quarta generazione, partita nel 1920 come bottega di importazione di “spezie e coloniali”– ha festeggiato l’anno scorso il centenario -, dagli anni ‘50 del secolo scorso si è focalizzata sul caffè.

“L’idea è venuta a mio padre Arturo, che negli anni ‘90, dopo tanti viaggi, decise di provare a piantare alcune piante di caffè nel giardino della torrefazione. – spiega Andrea Morettino –. La piantagione è nata da un progetto sperimentale e dalla passione, per avere presso di noi l’intero percorso di coltivazione e produzione del caffè. L’abbiamo fatto per il piacere di farlo, per questo non l’abbiamo mai raccontato. Oggi è la piantagione di caffè più a Nord del mondo”.

Nulla di amatoriale sia chiaro, non sono mancati i rapporti con l’Università di Palermo e l’Orto botanico, che già agli inizi del secolo scorso aveva tentato di avviare la coltivazione di caffè, un sogno infrantosi con la gelata invernale del 1912. Ora però le cose sono cambiate, complici anche i cambiamenti climatici.

Andrea e Arturo Morettino davanti alla loro piantagione palermitana

Un caffè 100% italiano, anzi siciliano

“Sono circa 60 piante di varietà Bourbon e Catuai. Finora le abbiamo usate per scopi didattici, nella formazione e nelle visite alla torrefazione, per mostrare da dove viene il caffè. Ma quest’anno, nel nostro centenario, ci hanno fato un “regalo”: una produzione particolarmente abbondante. Faremo tre raccolti e percorreremo in un solo luogo l’intero processo: la raccolta a mano delle bacche mature, l’essiccazione delle drupe secondo il metodo Honey con una fermentazione di 48 ore al sole, il cupping ed effettueremo due tostature, una per filtro e una per espresso. Così nascerà un caffè 100% Made in Sicily” dice Andrea.

La Sicilia entra nella Coffee belt

Ora diamo dei numeri: se il Brasile, il maggior Paese produttore, l’anno scorso ha prodotto 69 milioni di sacchi da 60 chili (ovvero 4.140 milioni di chili) dalla piantagione siciliana, con ogni pianta che mediamente produce 500 grammi di drupe, se ne ricaveranno 30 chili su due raccolti (a maggio-giugno e settembre-ottobre), ovvero 60 chilogrammi. D’accordo siamo un po’ lontani, ma è certamente un inizio.

A questo punto vogliamo assolutamente conoscere le caratteristiche del caffè siciliano: “le abbiamo delineate perché le abbiamo trovate costanti negli anni: fiori bianchi, gelsomino, zagara di Sicilia, ma anche frutti rossi e delicate note di cioccolato. Sul raccolto di quest’anno, non avendo ancora concluso il cupping, non ci pronunciamo. Ma già sprigiona un profumo di zagara e gelsomino”.

La distribuzione, date le quantità, al momento sarà limitata ad appassionati, coffee lovers e amanti del caffè. “Ma un domani pensiamo, anche in collaborazione con l’università, di piantare altrove fornendo il know how che abbiamo sviluppato negli ultimi 30 anni e coinvolgendo diversi angoli di Sicilia”. Certo il percorso è lungo: per raggiungere la maturità occorrono sei-sette anni. Ma il terroir è senz’altro adatto, vulcanico e ricco di minerali.

Biodiversità da campioni + 1

Se l’Italia è il Paese europeo che presenta il più alto numero di specie-la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa- la Sicilia è la regione che ha il maggior numero di specie endemiche ed esclusive. Cui ora sarà necessario aggiungerne una: la Coffea arabica.

Quel che è certo è che – complici anche i cambiamenti climatici, ma anche la straordinaria e millenaria fertilità dell’isola – il brand agricolo Made in Sicily ha molto da offrire, dai grani antichi di Simenza agli agrumi e alle piante mediterranee di Venerando Faro alle nuove coltivazioni di frutti tropicali da agricoltura biologica.

“Occorre tornare alla terra per dare alla Sicilia quel valore che ha sempre avuto. Per questo facciamo squadra con i produttori di olio e di vino, per far sperimentare i profumi della nostra terra, vedere e toccare con mano e assaggiare i nostri prodotti, dare delle esperienze autentiche, che è poi quel che cerca il turista oggi. A Palermo stanno già cominciando a tornare. Vogliamo far loro capire che la Sicilia non è solo arte e mare. E ci piace pensare che in questo modo possa tornare ad assumere quella centralità strategica nelle rotte del Mediterraneo che ha sempre avuto. C’è senz’altro un lato romantico, ma noi crediamo molto in questa terra” dice Andrea Morettino.

La tradizione, la passione, la storia. Molte cose stanno cambiando sotto i nostri cieli e spesso si tratta di cambiamenti sconvolgenti e drammatici. Ma questa volta potrebbero davvero dare vita a una rinascita, che parte dalla terra feconda e complessa e dall’azione di siciliani appassionati e consapevoli della loro storia e del loro passato, ma capaci di progettare il futuro. E allora, benvenuta Sicilia nella Coffee Belt!

Anna Muzio

Giornalista

Da vent’anni scrivo nell’incrocio tra turismo, food e attualità per testate di settore e non.

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