Un manuale per chiunque sia curioso del mondo, convinto che la diversità e la condivisione siano un valore  e desideroso di seguire le proprie passioni, con profitto. Che sia un panifico urbano, una birreria o una torrefazione di caffè “buono”

“Un ricettario di idee e valori” con una grande idea di fondo: quella di condividere. Chi si accostasse al primo libro firmato da quelli di Forno Brisa – ben più di un panificio, anzi tre ma piuttosto un sistema in evoluzione, che oggi conta punti vendita a Bologna, una roastery, 300 ettari di campi di grano in comproprietà in Abruzzo – pensando di trovare le istruzioni per lieviti madri e pani di grani antichi rimarrò deluso. Perché Ricette rubate per artigiani, sognatori e startupper (Vandenberg Edizioni, 2020, pagg 208, euro 25) è, appunto, un manuale di condivisione di storie di successo, utile a chi inizia un’attività, o pensa di cambiar vita e seguire i propri sogni e passioni.

“Siamo un gruppo di 35 ragazzi, età media sotto i 30 anni, con un campo di grano, un forno e tre negozi a Bologna. Dal dicembre del 2015 abbiamo realizzato un modello d’impresa orizzontale in cui ogni singolo progetto è nato dall’innesto di idee dei componenti del team”. Si presentano così i ragazzi del forno – partito da due ragazzi, un grafico e un laureato in geografia incontratisi all’Università di Pollenzo dove si erano iscritti per inseguire una passione ancora non ben definita e finiti “a bottega” l’uno da Davide Longoni, a Milano, l’altro da Gabriele Bonci a Roma “il top del pane e della pizza” come hanno detto alla presentazione del libro a Eataly Milano.

Però il libro oltre che non parlare di pane e ricette non parla nemmeno di loro. Riporta piuttosto tante storie di piccole imprese artigiane che identificano un percorso, “le tappe fondamentali della realizzazione di un’impresa che può unire la tua passione al tuo lavoro, partendo dalla genesi fino al suo consolidamento”. Dieci ricette più una meta-ricetta, il Modello artigiano codificato dal sociologo Richard Sennett,

Tante storie che ispirano, dagli artigiani e agricoltori Stefano Papetti, i Floriddia, Davide Longoni al Caseificio Englhorn della Val Venosta agli scozzesi di BrewDog ai protagonisti della Bologna antagonista degli anni ’90 al progetto dei PAU, i panificatori agricoli urbani alla tecnica-filosofia del miscuglio evolutivo, in un continuo alternarsi di suggestioni, “dritte”, consigli ed esempi pratici. Preziosi i suggerimenti per impostare un crowdfunding, che ha permesso a Forno Brisa di realizzare grandi progetti.

Un omaggio a uno dei più recenti, la creazione della microroastery, è la prima storia, quella di The Seven Elements, impresa etica e sociale nata nel 2018 come spin-off della ONG 7 Elements Perù, che lavora con le comunità locali nella foresta amazzonica peruviana, utilizzando il caffè in permacultura per assicurare sicurezza economica ed ecologica. Naturalmente è uno dei fornitori di caffè di Forno Brisa.

Insomma, sembra essere l’idea, loro ci sono riusciti e hanno un metodo da trasmettere per aiutare chi ha un’idea e una passione da sviluppare. Un bigino per startupper, che riuscirà senz’altro utile in questi tempi incerti e turbolenti.

Anna Muzio

Giornalista

Da vent’anni scrivo nell’incrocio tra turismo, food e attualità per testate di settore e non.

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